AUTORE: Maria Elisa Antonioli
TITOLO: E ora tutti a nanna
EDITORE: Armando– collana I quaderni per crescere
ANNO PUBBLICAZIONE: 2001
State cercando un volume breve, di facile lettura, che dia una visione generale e panoramica del “fenomeno” nanna? L’avete trovato.
A differenza di altri testi, i suggerimenti qui contenuti sono meno precisi e vincolanti, meno “stile ricetta medica”, però sono dettati dal buon senso e dalla convinzione che non esiste la risposta esatta quanto piuttosto un equilibrio che è proprio di ogni coppia genitori-figli. «La nascita di un bambino è anche la nascita di una mamma e di un papà e la continua vicinanza permetterà – tra assestamenti, prove, paure – di tracciare un percorso lungo il quale trovare ciascuno i propri ritmi, con i necessari aggiustamenti [pag 22]». «L’importante è che i neo-genitori cerchino di trovare la risposta all’interno della propria vita emozionale, personale e familiare, l’unica vera culla del bambino, senza chiedersi comportamenti perfetti o temere che una scelta sia più significativa rispetto ad altre [pag. 18]».
Questo scritto, con il “pretesto” di parlare della nanna, in realtà fa una rapida panoramica del primo periodo di vita della neo-famiglia, con le sue gioie e i suoi dolori.
Affronta temi interessanti, quali la rivalutazione dei ruoli genitoriali, ugualmente importanti, sottolineando in particolare quello dell’uomo sia come padre che come marito.
Viene presentata una storia vera, una esperienza vissuta e un dialogo/intervista con Graziella Fava Vizziello, professoressa di Psicopatologia dell’età evolutiva, la quale affronta le problematiche legate al sonno, in particolare all’addormentamento e alla scelta “dormire soli o con l’adulto”.
Nella parte finale del libro mamme a papà parlano in prima persona raccontando le loro storie.
Voglio segnalare alcuni passaggi che mi hanno particolarmente colpita. «La mamma “imbranata” è una mamma che piace al bambino perché fa movimenti impacciati e lenti, si avvicina a lui, gli dice paroline dolci, lo guarda con amore e desiderio di accudirlo e di prendersi cura di lui, perde tempo a fargli le smorfie. La mamma quando accoglie tra le braccia il suo neonato lo culla, spesso segnando il ritmo di una ninna-nanna che canta sommessamente. Ascolta il pianto del proprio bambino, osserva le espressioni del viso, lo guarda negli occhi dando a tutto ciò un significato affettivo e poi gli risponde con il latte, lo sguardo, le coccole e tanto altro che spontaneamente le viene voglia di fare con lui [pag 13]».
«Il genitore ha il compito di contenere e regolare il bambino, perché solo in questo modo il piccolo si sente rassicurato e tranquillo [pag29]» ma «una risposta immediata alla richiesta del bambino può privarlo dell’esperienza di imparare a stare da solo, cosa che – tra l’altro – potrebbe anche essere piacevole [pag 43]».