AUTORE: Paola Liberace
TITOLO: Contro gli asili nido
EDITORE: Rubbettino
ANNO PUBBLICAZIONE: 2008
Non possiamo che essere grati alle nostre maestre per il lavoro prezioso e di grande responsabilità che svolgono e per l’affetto che dimostrano ai nostri bambini durante le numerose ore che stanno lontani da noi.
Ma se alle mamme fossero concesse delle alternative valide (part-time assicurato; congedo parentale più lungo; flessibilità di orari…) siamo proprio sicuri che preferirebbero lasciare i loro figli, spesso per quasi l’intera giornata, a persone che non sono la loro famiglia anche se affettuose e preparate?
Forse dovremmo rivedere il modo di gestire la maternità: guardare con gli occhi del bambino la cui prima necessità è quella di stare accanto ai genitori, in particolare la mamma, in particolare nei primi tre anni di vita (a tal proposito è interessante leggere “Attaccamento e perdita” di John Bowlby).
Paola Liberace affronta il tema del conflitto tra maternità e mondo del lavoro con uno stile così coinvolgente che non può lasciare indifferenti!!
Sarebbe bello se lo leggessero in molti e ne scaturisse un “movimento” di proposta alle amministrazioni ….
Un titolo provocatorio per un testo estremamente interessante!!
Non ho letto questo libro, ancora.
Federico ha iniziato a frequentare l’asilo a 7 mesi. Ho avuto la fortuna di trovare un asilo domiciliare, così da rendere il passaggio meno brusco. La nostra esperienza è stata ed è tutt’ora molto positiva. Potendo scegliere, però, preferirei mandarlo solo qualche ora, e non tutto il giorno come sono obbligata a fare ora.
Per molte mamme non c’è scelta, è questo il punto.
Asilo si, ma per scelta.
Leggerò il libro al pù presto ma intanto vi ringrazio perchè è un argomento che stà molto a cuore anche a me.
Ho letto il libro.
Non lasciamoci trarre in inganno dal titolo “Contro gli asili nido”, non si tratta di un attacco a questa categoria di servizi.
Piuttosto concentriamo l’attenzione sul sottotitolo “Politiche di conciliazione e libertà di educazione”.
La domanda è: noi madri, o padri, abbiamo alternative al delegare la educazione dei nostri figli ad altri??
Asili nido o nonni? sono solo queste le possibilità che abbiamo a disposizione?
Il libro affronta l’argomento spaziando tra situazioni attuali del modello italiano ed altri stati membri europei e possibili soluzioni: ad esempio telelavoro, part-time, congedo parentale retribuito e non, anno sabbatico ecc…
Per non parlare dei finanziamenti che anziché essere destinati alle strutture potrebbero essere indirizzati alle famiglie dando così loro libertà di scelta.
Il tutto condito da spunti di riflessione sull’emancipazione femminile ed il nostro stato sociale oggi.
Nonostante la spesa conti sul bilancio familiare ho scelto di mandare mio figlio al nido perché credo che l’educazione e gli stimoli che può ricevere sono senz’altro variegati e volti a costituire un percorso di crescita che non potrebbe ricevere stando con i nonni.
Quando a 6 mesi e mezzo l’ho accompagnato all’inserimento lui era sereno e curioso del nuovo ambiente, forse ancora piccolo per soffrire almeno apparentemente del distacco.. ma io sono tornata a casa piangendo.
Ero tranquilla di aver fatto la scelta giusta per lui, ma d’altro canto … quali altre alternative c’erano?
Sono riuscita a centellinare un po’ la maternità e così per alcuni mesi ho potuto scegliere di mandarlo soltanto la mattina ed il lunedì era a casa con me. Ma ho avuto questa possibilità anche perché lavoro in un posto dove mi è consentito usufruire di queste “flessibilità”
ma in molti posti non è così.
Pertanto vi segnalo un sito che parla del libro
http://www.controgliasilinido.com/
ed uno dove è possibile firmare una petizione per far si che la concessione del part-time non sia a totale discrezione del datore di lavoro.
http://www.petizionionline.it/petizione/per-il-part-time-alle-madri-lavoratrici/81
Spero i link funziono… altrimenti mi raccomando “copia ed incolla”! 🙂
Devo essere sincera: quando sono rientrata a lavoro che la Celeste aveva 8 mesi e mezzo mi sono sentita rinascere: stare tutto il giorno con la bambina mi stava affaticando molto sia fisicamente che emotivamente.
Dover affrontare le beghe sul lavoro mi faceva ridimensionare le preoccupazioni da mamma (per un periodo la bimba aveva smesso di crescere) e
le gratificazioni da “mondo degli adulti” mi davano una bella carica.
Per il mio rientro al lavoro abbiamo optato per la soluzione nido (l’alternativa sarebbe stata comunque una tata) e ne siamo soddisfatti: le maestre sono veramente affettuose e materne!
Ma vorrei poter passare più tempo con la bambina: a marzo chiesi il part-time ma mi è stato negato nonostante appartenga alla categoria “privilegiata” dei dipendenti statali 🙁
Quindi grazie Nadia per aver segnalato il link per la petizione! Io e mio marito l’abbiamo firmato subito!!!!
L’argomento richiederebbe un incontro dedicato: sicuramente non esista una soluzione valida per tutte. Anche per me rientrare al lavoro dopo la nascita dei miei figli è stato importante, mi ha aiutato a riequilibrarmi, anche se il tempo non basta mai e si fa tutto di corsa. Nonostante la disponibilità di una nonna, ho scelto di far frequentare il nido sia a Sara che a Lorenzo, perchè per me è importante la vita di comunità e le esperienze che si possono fare in questi ambienti. Il momento del distacco non è stato facile, ma alla fine il bilancio è decisamente positivo.
Altro discorso merita il lavoro. Part-time ovviamente negato, posso usufruire del telelavoro…flessibilità, ma anche arma a doppio taglio: le due vite – lavorativa e di mamma- si mescolano e può essere più difficile gestirle…firmate la petizione! 🙂
Io non ho letto il libro, ma ringrazio Teresa per avermelo segnalato insieme al link per la petizione che ovviamente ho subito firmato. Leggerò questo libro quanto prima.
Io come Nadia penso che l’educazione e gli stimoli che mia figlia può ricevere all’asilo nido siano senz’altro positivi e l’ aiutino a crescere, a stare con gli altri. Stimoli che ne io, ne le nonne saremo in grado di darle. E comunque l’alternativa era una tata. Oltrettutto le maestre sono molto brave, dolci e materne e quindi anche io ero tranquilla della mia scelta, anche se quando l’ho lasciata li, i primi giorni ho pianto come una fontana, ma poter stare di più con lei sarebbe davvero stupendo per me. Poterla andare a prendere tutti i giorni, giocare con lei a fine serata, avere più tempo per seguirla, ecco queste cose mi mancano tanto. Io lavoro lontana da casa e torno tutte le sere alle 19 / 19.15 ho solo il tempo di farle un bagno veloce e darle la cena, vorrei avere più tempo a disposizione da passare con lei. A gennaio proverò a chiedere il part-time ma da me non è mai stato dato a nessuno quindi non credo di avere alcuna possibilità.
Perciò si firmiamo la petizione. !!!!!
non ho letto il libro ma mi ha molto incuriosito e lo leggerò subito. sono educatrice, conosco le teorie di bolbwy, e di tutti gli altri pedagogisti. sono stra convinta del ruolo essenziale della famiglia. ma sono altrrettanto convinta che nella nostra società dove i nostri figli sono proiettati fin dal grembo materno in una realtà di socializzazione e globalizzazione, sia importante che inizino molto presto ad entrare in contatto con altre figure oltre ai genitori e soprattutto con i loro pari. sono d’accordo che bimbi molto piccoli non dovrebbero passare 12 ore fuori casa, ma nemmeno 24 ore tra le mura domestiche. per di più le mdri di oggi, senza riferimenti significativi nè in famiglia, nè fuori, disorientate e spesso nspaventate, tendono a diventare possessive, non sopportano vere piangere i propri figli e in generale non sopportano vederli crescere. forse confrontarsi con educatrici e vedere i propri figli sereni anche in un contensto non domestico fa bene non solo ai bimbi ma anche alle madri. pro gli asili nido dai sei mesi e almeno 4 ore al giorno ! asilo sì, per scelta
anche io sono tornata a lavoro e con il mio compagno siamo riusciti ad incastrare i nostri orari di lavoro e stare con il nostro bambino per ora non lo abbiamo iscritto al nido ma a settembre di sicuro ci andrà. E questo per scelta perchè sicuramente sta meglio con altri bambini che tutto il giorno da solo con i nonni…
sono anch’io un’educatrice ed a parte le teorie di Bolbwy che si riferivano essenzialmente a periodi prolungati di distacco con la figura materna, sono convinta del valore educativo del nido soprattutto oggi che abitiamo in ambienti isolati.
Il libro non l’ho letto, spero di trovare il tempo di leggerlo. Quando sono rientrata al lavoro mio figlio aveva 7 mesi. Mi ero organizzata con l’asilo nido. Quando ho fatto l’inserimento al nido aveva soli 5 mesi ed era il più piccolo. Purtroppo l’esperienza del nido è stata brutta perchè mio figlio in 1 mese e mezzo di nido si è ammalato di continuo e non riusciva mai a riprendersi e quindi non cresceva. Dietro consiglio del mio pediatra io e mio marito abbiamo deciso di toglierlo dall’asilo nido ed oggi che ha 9 mesi e mezzo è un fiore splendido, non si è più ammalato. Questa scelta l’ho potuta fare grazie ai Nonni!! I nostri salvatori…
sono tornata al lavoro (part time 24 ore) quando mia figlia aveva quattro mesi e mezzo e l’ho affidata ai nonni, i miei genitori che grazie a Dio sono felicissimi di accudirla. Capisco l’esigenza di chi non può fare affidamento su queste preziose risorse e non condanno il nido. Ho studiato psicologia e so che per il bambino al di sotto dei 2 anni, 2 anni e mezzo i fattori comunità, socializzazione, esperienza fra pari contano ben poco. Il bambino ha bisogno di un forte legame con un caregiver (figura di accudimento) di riferimento che di norma è la madre. Il bambino può instaurare un rapporto di grande rilievo anche con un caregiver “supplente” nelle ore di assenza della mamma a patto che sia una figura di presenza costante e garantisca ritmi certi alla giornata del bambino. Le pedagogiste saranno bravissime e preparatissime ma qui entrano in gioco aspetti emozionali e di affetto che a mio avviso solo la famiglia (intesa come contesto di affetti e di figure di riferimento) possono garantire. La mia piccola dai nonni trova un accudimento perfetto, tantissima attenzione, è fortemente stimolata nel gioco e, grazie alle passeggiatine con mio padre, entra in relazione col mondo esterno ed io mi sento francamente più tranquilla così che nel lasciarla in mani estranee. Ribadisco il mio pieno appoggio a tutti coloro che non hanno scelta ma contesto il ricorso al nido per pura moda o per paura che se non inserito in contesti di socializzazione già dai primissimi mesi il bambino cresca su con difficoltà di relazione e condivisione. Ritengo anzi che l’affidamento del piccolo alla famiglia gratifichi moltissimo i nonni, e risvegli in essi risorse assopite o mai utilizzate (non ho mai visto mia madre, donna tendenzialmente sobria e austera, così felice nel prodigarsi in smorfie buffe e mimiche ridicole per far divertire la nipotina!). Sono anche io fortemente a favore di politiche di conciliazione del tempo “vere” che al momento sono molto carenti per permettere alle mamme di stare di più coi loro figli senza l’angoscia della perdita del lavoro o della retrocessione (succede anche questo, stai fuori per un pò e quando torni tutto è diverso, la tua scelta di maternità viene punita come se avessi arrecato un danno incommensurabile all’azienda). Ricordo con nostalgia le mamme della nostra generazione che potevano permettersi il lusso di astenersi dal lavoro finché i figli non fossero andati alla materna o addirittura alle elementari!!!!! Adesso è tutta una corsa, tutto un affanno, altro che qualità di vita!
ma la qualità della vita non è forse poter avere degli spazi indipendenti dai nostri figli? recuperare la dimensione soggettiva e privata dell’adulto? riappropriarsi di sè e del proprio Sè? la fusione con la madre, necessaria e indispensabile ad entrambi, deve trovare l suo giusto ridimensionamento: figuriamoci tenere un bambino a casa fino a 6 anni! oggi sarebbe anacronistico e non so quanto positivo per l’uno e per l’altro. I figli sono altro da noi